dati tratti da Tommaso Lequio, il più grande dei cavalieri[1]
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Tommaso Lequio di Assaba (Cuneo, 21 ottobre 1893 – Roma, 17 dicembre 1965) è stato un militare e cavaliereitaliano, plurivincitore di medaglie ai Giochi olimpici.
Celebre cavallerizzo, sempre in sella al leggendario cavallo "Trebecco", vinse la Medaglia d’oro nel salto a ostacoli,[2] alle Olimpiadi di Anversa del 1920, e la Medaglia d’argento nel salto a ostacoli e quella di bronzo nel concorso a squadre, in quelle di Parigi1924. Nel 1926, 1928 e 1934 vinse a Piazza di Siena la Coppa delle Nazioni.[2]
«Organizzatore di un Reggimento Esplorante Corazzato, infondeva nei dipendenti squadroni meccanizzati il suo spirito di ardito cavaliere. In sette mesi di continuato ed ardimentoso impegno in terra d’Africa, dava magnifiche prove di Comandante esperto e animatore di audaci imprese. Animati dal suo esempio, gli squadroni ai suoi ordini resero preziosi servigi nelle situazioni particolarmente gravi e nella impari lotta, non esitarono ad attaccare con i loro piccoli mezzi quelli assai più potenti avversari, dando valorosa dimostrazione dell’eroismo dei combattenti italiani, pur nell’avversa fortuna di una dura guerra.[6]»
«Comandante di Reggimento di Cavalleria Corazzata, in più mesi di operazioni aspre e serrate, sempre presente tra i propri squadroni più impegnati dava prova di alte virtù di Capo, di Comandante, di combattente. Già distintosi per perizia, decisione ed ardimento nell’occupazione del sud tunisino ed in operazioni sul fronte ovest, confermava anche nell’ultima fase della guerra in Tunisia, la sua salda e determinata volontà di vittoria. Incaricato di proteggere il tergo dello schieramento dell’Armata su tutti i lati, opponeva accanita resistenza contro forze numeriche soverchianti, ripiegando soltanto quando correva rischio di essere tagliato fuori, e ritardando con il suo deciso ed energico comportamento le Unità motorizzate nemiche più minacciose. Fronte Tunisino, novembre 1942-maggio 1943.[6]»
«Comandante di gruppo squadroni indigeni, durante un intenso ciclo operativo, confermava le sue brillanti doti di soldato valoroso e comandante esperto. Con audacia e perizia affrontava e batteva, in più combattimenti, rilevanti forze avversarie, fiaccandone la baldanza, infliggendo loro dure perdite, efficacemente contribuendo alla repressione della ribellione dello Scioà. Costante esempio ai suoi dipendenti di sprezzo del pericolo, di audacia cosciente, di serena valutazione della situazione. Scioà, luglio-ottobre 1936.»
«Di propria iniziativa assumeva il comando di un gruppo di arditi ed eseguiva pericolose ricognizioni per poter procedere alla occupazione di un villaggio. Nella marcia di avvicinamento precedeva poi col detto reparto la compagnia, assicurandone l’avanzata, e noncurante del bombardamento nemico, risolutamente giungeva tra i primi ad occupare la lovcalità Susegana (Treviso), 29 ottobre 1918.»
«Comandante di gruppo squadroni indigeni, durante importanti azioni belliche, assolveva con perizia e slancio i compiti affidatigli. Si distingueva particolarmente per calma e ardimento personale in un combattimento notturno. Esempio di virtù militari e animatrici. Amba Aradam, 11-16 febbraio, Tembien, 27 febbraio-5 marzo 1936.»
Note
Annotazioni
^Per la vittoria nella battaglia del 23 marzo 1913 contro i berberi condotti da Suleiman El Barhuni.
^Luisa Lequio di Assaba, deceduta il 10 dicembre 1985, si sposò con Marcello Koch.
Fonti
^Giuseppe Veneziani Santonio, Tommaso Lequio, il più grande dei cavalieri, Bompiani Editore, Milano, 1986.
Marziano Brignoli, Cavalleria a Voghera. I Reggimenti di guarnigione a Voghera dal 1859 al 1943, Voghera, Società Cooperativa Editoriale Oltrepò, 2007.
Dario Temperino, Reggimento Cavallereggi di Lodi (15°), 1859-1995, Borgosesia, 2esse Edizioni, 2009.
Giuseppe Veneziani Santonio, Tommaso Lequio, il più grande dei cavalieri, Milano, Bompiani Editore, 1986.